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Bar e Ristoranti si mobilitano in tutto il Veneto, partono le proteste

Da Padova a Verona, i ristoratori in Veneto non accettano le disposizioni della nuova ordinanza ed esplode la protesta. Bar, ristoranti, parrucchieri in prima linea nella protesta contro le disposizioni del premier e Bettin lancia l’appello: “O il governo cambia le date o porteremo a Roma le chiavi di chi ha chiuso”.

Aspettative deluse per la categoria: chiavi di chi ha chiuso a Roma

“Delusione, rabbia, frustrazione: sono questi i sentimenti che stiamo riscontrando dai nostri associati, che ci hanno già fatto copiosamente arrivare il loro stato d’animo tramite telefonate, email ed sms dopo le “rivelazioni” del premier Conte”, così esprime solidarietà alle imprese in protesta Filippo Segato, segretario dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (Appe) di Padova.

“La categoria si aspettava come data di apertura quella del 18 maggio, che era trapelata più volte in quest’ultimo periodo come quella accreditata da più fonti. Ora invece l’agognata ripresa è stata indicata per il primo giugno, tra 5 settimane, una “doccia gelata” francamente intollerabile, anche alla luce della curva epidemiologica che lascia ben sperare. Tutti gli operatori del nostro settore hanno rispettato responsabilmente tutte le indicazioni governative emanate finora, ma ora non ce la fanno più a sopportare questa prolungata inattività fino all’1 giugno. Soprattutto perché le risorse promesse dal Governo non si sono viste: servono soldi e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. È incomprensibile come il premier Conte abbia potuto decidere la data del primo giugno a dispetto sia della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i pubblici esercizi come attività a basso rischio e sia del fatto che la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza”.

Viene lanciata la petizione online da bar e ristoranti in Veneto

A Verona c’è chi scende in piazza, a Padova chi si incatena al proprio locale. Come spiega Segato: “Bar, ristoranti, trattorie, pizzerie sono allo stremo, e il Governo sta condannando il settore della ristorazione alla chiusura. In Italia si stima che moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro (rispettivamente 500 imprese e 3.000 dipendenti in provincia di Padova). Come associazione di categoria non possiamo permettere che uno degli asset strategici del Paese, qual è quello della ristorazione assieme al turismo, che produce un Pil intorno al 15%, venga ridotto in macerie a causa di scelte discutibili come quelle governative. Siamo in una democrazia parlamentare e non è possibile sostituirla con i “diktat” del Premier che si trincera dietro alle indicazioni di un fantomatico comitato tecnico scientifico e a task force varie”.

Segato spiega di aver lanciato una petizione online (disponibile qui) sulla celebre piattaforma change.org per chiedere alle istituzioni un ripensamento sull’avvio delle attività. Anche Ivan de Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, attacca le decisioni del governo: “Dopo il 18 maggio andremo a Roma per consegnare simbolicamente le chiavi dei nostri alberghi al capo dello Stato”.